Napul3: i tre scudetti a confronto raccontati da Alessandro Renica

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29 aprile 1990, un gol di Marco Baroni, allora difensore del Napoli, oggi allenatore del Lecce, regala agli azzurri la vittoria in casa contro la Lazio 1-0, vittoria che sancisce l’aritmetica certezza della conquista del secondo scudetto nella storia del club partenopeo. Dopo 33 lunghi anni, il Napoli è tornato a vincere il titolo e lo ha fatto in maniera travolgente, conquistando il tricolore con cinque giornate di anticipo dalla fine del campionato, eguagliando il record di Torino, Fiorentina, Inter e Juventus. È il primo scudetto post Maradona. Sembrava diventata quasi una maledizione per i tifosi azzurri, come se l’era del Pibe de Oro e dei suoi compagni fosse stata una parentesi luminosa irripetibile. E invece, quello di quest’anno, ha per certi versi superato le gesta compiute dal Napoli di Diego, considerando anche la storica qualificazione ai quarti di Champions League.

Siamo andati in città per festeggiare le gesta di Osimhen e compagni. Ma non solo, ExpressVPN per celebrare i tifosi partenopei e il successo della squadra, che finalmente, dopo 33 anni rivince lo scudetto, ha ora lanciato un proprio server VPN a Napoli. Quale modo migliore per continuare a guardare le partite di Serie A e delle coppe europee in completa sicurezza e godersi solo i goal. E a proposito di goal, a Napoli abbiamo incontrato Alessandro Renica che con la maglia del Napoli ha vinto due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa UEFA, ha giocato 136 partite, realizzando, da difensore, anche 10 gol di cui uno storico contro la Juventus in Coppa UEFA al 119esimo minuto che consentì agli azzurri di superare il turno e andare poi a vincere il trofeo continentale. Francese di nascita e veronese d’adozione, Renica frequenta da tempo i salotti delle TV napoletane dove è diventato un abile e fine commentatore delle vicende calcistiche partenopee. 

Scudetto Napoli: l’intervista ad Alessandro Renica

Quali le differenze tra questo tricolore e quelli vinti da lei nel 1987 nel 1990?  

“La stagione 1986-1987 resterà per sempre nella memoria dei tifosi napoletani, il primo scudetto d’altronde non si scorda mai. Viene considerato ancora oggi come una sorta di riscatto per una città che in quegli anni non se la passava certo bene tra terremoti, povertà e criminalità organizzata. Un’annata incredibile che ci vide realizzare anche una clamorosa doppietta grazie al successo anche in Coppa Italia. Quest’anno invece è lo scudetto della programmazione, del progetto, di chi ha dimostrato con i  fatti che le idee contano spesso più dei soldi. Stavolta non c’è nessun riscatto della città che da anni è una vera e propria metropoli, una capitale europea che fa scuola in diversi settori, dalla moda, all’arte, passando per il teatro e la cultura.” 

Ha notato atteggiamenti diversi da parte dei napoletani? 

“Da gennaio, i tifosi napoletani hanno esorcizzato la scaramanzia non soltanto festeggiando molto prima lo scudetto, ma anche trovando delle similitudini tra quel periodo e questo attuale: sia Corrado Ferlaino che Aurelio De Laurentiis hanno aspettato 18 anni per portare il Napoli alla conquista del primo tricolore; sia Ottavio Bianchi che Spalletti hanno vinto al loro secondo anno in panchina con i partenopei; nelle due annate il club campano ha sempre perso la prima gara dopo la sosta natalizia; entrambe le stagioni concluse col minor numero di sconfitte e maggior numero di vittorie.”

Insomma, le coincidenze non mancano ma le differenze tra i due scudetti secondo lei ci sono? 

“Certamente. Senza dubbio. Ci sono. Innanzitutto il Napoli del 1986-87 poteva contare sul giocatore più forte al mondo ovvero Diego Armando Maradona. Oggi Osimhen è l’uomo simbolo del Napoli, ma Diego non solo è stato il più forte al mondo ma anche un trascinatore solitario. Inoltre il Pibe de Oro era l’unico straniero in gruppo, ma ovviamente parliamo di un’altra era calcistica con regole assai diverse dai giorni nostri. Quest’anno invece, la banda Spalletti ha dimostrato di essere forte come collettivo. Osimhen ad esempio, quando è mancato, è stato sostituito egregiamente da Simeone che non ha fatto rimpiangere la sua assenza, tutt’altro. Nel Napoli del terzo scudetto tutti si sono rivelati utili ma nessuno indispensabile, la stessa cosa non si può dire certo per un giocatore come Maradona.”

Il “suo” Napoli fu capace di restare ai vertici per almeno 6/7 anni, questo è destinato ad aprire un ciclo? 

“Il “mio” Napoli era reduce da stagioni non certo esaltanti e viaggiava molto spesso a metà classifica. Arrivato Maradona gli bastò solo un anno di ambientamento per stravolgere tutto. Un tricolore inatteso, arrivato prima di ogni più rosea aspettativa. Nelle ultime stagioni invece gli azzurri sono quasi sempre stati competitivi per il titolo, sfiorandolo nel 2016, nel 2018 e lo scorso anno. Le prove per il terzo sigillo non sono quindi mancate ma paradossalmente il trionfo è arrivato quando nessuno se lo aspettava, ovvero dopo gli addii di Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. Come il Pibe de oro però, Spalletti ha ribaltato i pronostici al secondo tentativo, dimostrando che le sue idee di calcio e il gruppo sono superiori al singolo. Sì, alla sua domanda rispondo affermativamente, per me il Napoli di De Laurentiis e Spalletti può aprire un ciclo vincente in Italia e in Europa.”

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