Sui nostri dispositivi abbiamo installato app di tutti i tipi, dal meteo ai social network, dalle app per la salute a quella per scoprire le ricette più gustose. Tutte queste app ci aiutano nei nostri impegni quotidiani, ci aiutano a trovare alberghi, voli, ordinare cibo e comprare vestiti. Al tempo stesso però tutte queste app raccolgono dati su di noi e sulle nostre abitudini e le inviano a terze parti senza nemmeno che ce ne accorgiamo.
Come avviene sul web con le nostre ricerche internet che vengono monitorare e condivise, anche i dati che forniamo attraverso le app installate (sia su iOS sia su Android), dalla cronologia di ricerca, alla posizione, ai contatti ai dati fitness appunto, possono essere usati per tracciare abitudini degli utenti o appunto venduti ad altre compagnie. Per molte app e dispositivi questi ‘cookie’ delle app possono essere bloccati o impostati in modo da garantire un minimo di privacy dell’utente, come avviene ad esempio con l’impostazione Nascondi la mia e-mail.
Purtroppo non tutti gli utenti prestano attenzione ai dati che condividono online e, come evidenzia uno studio condotto da pCloud, generalmente si accettano i termini e condizioni d’uso delle app senza nemmeno leggerli.
Grazie allo stesso studio possiamo anche capire quali sono le app che raccolgono più dati in assoluto e quali invece sono più sicure da utilizzare.
Quali app raccolgono dati e perché
Le app che installiamo sui nostri dispositivi raccolgono i dati per diverse ragioni. Dal miglioramento dell’app stessa, dunque per la correzione di bug e per migliorare l’user experience. Ma queste informazioni sono anche utili per targetizzare gli annunci pubblicitari grazie al monitoraggio assiduo degli utenti.
Tra le app che raccolgono più dati in assoluto troviamo i social media: Instagram, Facebook e LinkedIn sono le app che raccolgono e condividono più dati, anche con terze parti. Addirittura, Instagram condivide oltre il 70% dei dati con terze parti. Naturalmente è proprio su queste piattaforme che gli utenti, spontaneamente, condividono le proprie abitudini e preferenze.
App per delivery, come JustEat o UberEats raccolgono allo stesso modo moltissimi dati (posizione, contatti, movimenti, preferenze), ma invece di venderli a terze parti, li usano solo per marketing interno, per personalizzare e targettizzare l’utente ancora di più.
Come proteggere i propri dati
Al contrario di quelle sopra citate, esistono anche varie app specializzate nella tutela della privacy, proprio come avviene per le estensioni web e app desktop. Inoltre, è possibile attivare alcune impostazioni di sicurezza che ci possono aiutare a proteggere i nostri dati personali, come appunto la funzione nascondi la mia email dei dispositivi iOS.
Per tutti gli utenti è anche consigliato adottare dei comportamenti digitali più sani, a partire dal tipo di dati che si vogliono condividere online. Solo perché su Instagram ci seguono solo i nostri amici più stretti non significa che le nostre foto siano al sicuro. Inoltre, uno dei modi più semplici per proteggersi online è quello di scaricare una VPN, un semplice tap e tutto il vostro traffico sarà crittografato.
Anche se i dati raccolti saranno comunque molti, non dimenticate di controllare sempre le autorizzazioni date al momento dell’installazione, dalla localizzazione alla lettura dei contatti, e accettare solo quelle essenziali per il funzionamento dell’app.